Le soluzioni basate sulla natura o Nature Based Solutions (NBS) sono un insieme di soluzioni sviluppate nell’ultimo ventennio per gestire in modo sostenibile e mitigare le sfide dettate dal cambiamento climatico. Non solo, le NBS rappresentano pure un metodo di riduzione di alcune delle cause generanti il cambiamento climatico stesso: attenuano le condizioni termiche (in particolare le alte temperature), gli inquinanti gassosi e solidi dell’aria e dell’acqua, e assorbono i gas climalteranti.
Definizioni di NbS secondo International Union for Conservation of Nature (Credit https://www.iucn.org/)
È la Natura stessa che fornisce gli elementi principali delle NBS: i vegetali e il suolo fertile, un binomio inseparabile capace di autosostenersi migliorando l’ambiente circostante. Questi costituiscono la soluzione “soft”, cioè verde, a problemi non più risolvibili con i sistemi tradizionali “hard”, definiti grigi. Le NBS non sono solo rinnovabili, quindi, ma anche modulari e multifunzionali essendo applicabili nelle zone forestate o in quelle umide, nelle città o nelle coste.
Le prime realizzazioni di NBS interessarono un ampio territorio costiero nel quale furono create barriere di protezione per un ecosistema interno fragile: furono piantati dei mangrovieti lungo le coste per proteggerle dall’erosione marina, ottenendo ottimi risultati. Per un altro un vecchio esempio citato spesso in letteratura, le NBS consistettero nella messa a dimora di boschi per il ripristino del ciclo idrologico in una zona arida ove tale ciclo era stato alterato dalle azioni antropiche.
Nel tempo, è aumentata la consapevolezza che le città sono un’importante sorgente di attività climalteranti e sono, nel contempo, strutture vulnerabili a causa dell’alta densità di popolazione e di attività produttive. Le NBS sono così entrate nei contesti urbani e hanno cominciato a dialogare con le infrastrutture blu, cioè i sistemi di gestione delle acque, dimostrando la loro efficacia nella riduzione delle conseguenze dei fenomeni temporaleschi a carattere tropicale: è possibile raccogliere le acque meteoriche e farle defluire in bacini di detenzione, anziché sovraccaricare i fiumi.
Uno degli esempi più di frequente riportati in bibliografia è quello della Zollhallen Plaza a Friburgo (D), una piazza cittadina concepita attraverso un progetto di drenaggio urbano sostenibile che ha introdotto concetti inderogabili nelle nuove urbanizzazioni o nelle opere di rigenerazione urbana: città “spugna” e città “che respira”, ai quali sono poi stati associati i concetti di città “oasi” e città “verdi blu”. Zollhallen Plaza era un parcheggio assolato posto di fianco a una vecchia dogana ferroviaria. Il progetto ha visto la depavimentazione di una parte della piazza e l’inserimento di panchine e di aiuole con alberature. La parte più innovativa è sotterranea, poiché sia la nuova pavimentazione in materiale permeabile all’aria e all’acqua, sia le aiuole sono aree di arieggiamento del suolo e di infiltrazione delle acque meteoriche che vengono raccolte e restituite molto lentamente alla falda freatica.
Le piazze e i parchi cittadini rappresentano le zone che meglio si prestano alla connessione tra le infrastrutture blu e verdi essendo temporaneamente allagabili dalle acque piovane, che poi vengono raccolte e canalizzate o stoccate in apposite cisterne per essere utilizzate in seguito per l’irrigazione delle piante nei periodi siccitosi.
Anche le strade possono essere sede di NBS, come i giardini della pioggia (rain garden) e i fossati inondabili (noue paysagere). I primi sono di solito realizzazioni di piccole dimensioni destinate a raccogliere l’acqua piovana della strada limitrofa per restituirla al sistema fognario cittadino in tempi molto lunghi, mentre i secondi sono lunghi canali a cielo aperto, poco profondi, con scarpate a pendenza morbida e vegetata, che accumulano l’acqua meteorica di più strade e piazze, la fitodepurano e la restituiscono alla falda.
Le NBS si adattano, e servono, quindi a ogni scala urbana, da quella condominiale, all’isolato e al quartiere, tanto da poter affermare che attraverso la natura sarà possibile ridisegnare l’intera infrastruttura municipale agevolando l’adattamento delle città ai cambiamenti climatici.
Alcuni esempi di eco-quartieri sono: Gosbenarealet ad Aalborg (DK); La Confluence a Lione (FR), Parc Du Trapeze a Pont De Sèvres-Boulogne-Billancourt (FR), Clichy-Batignolles e Parco Martin Luther King a Parigi (FR).
PROAMBIENTE, laboratorio del Tecnopolo Bologna CNR, si occupa da tempo di rigenerazione urbana e NBS. Oltre ad aver collaborato alla stesura di numerosi testi divulgativi, ha realizzato un progetto di NBS su commissione di una azienda produttiva che aveva a disposizione un appezzamento agricolo, intercluso nella struttura urbana impermeabile. Il campo è stato trasformato in un bosco prescegliendo le specie vegetali in funzione degli scenari previsti dai climatologi di maggiore aridità e temperature più alte e valutandone i benefici ecosistemici erogati.
Il calcolo, effettuato con il software ITree, ha originato i seguenti dati conteggiati per ogni anno di bosco maturo che:
– produrrà quasi 4 tonnellate di ossigeno;
– rimuoverà 1 quintale di inquinanti atmosferici (ozono, monossido di carbonio, biossido di azoto e particolato);
– sequestrerà oltre 1 tonnellata di anidride carbonica (CO2) il gas climalterante la cui presenza eccessiva in atmosfera determina l’aumento di temperatura del pianeta,
– assorbirà 83,24 metri cubici di acqua piovana, diminuendo la possibilità di allagamento derivante dai fenomeni temporaleschi.
In sintesi, utilizzando elementi naturali, le NBS non solo mitigano le sfide ambientali, ma contribuiscono anche a ridurre le cause stesse del cambiamento climatico. Queste soluzioni possono essere applicate in varie aree, compresi contesti urbani, e offrono una prospettiva promettente per ridisegnare le infrastrutture delle città in modo sostenibile e adattabile ai cambiamenti climatici.
Maria Teresa Salomoni
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