Gli inquinanti emergenti sono sostanze chimiche presenti in particolare in farmaci, prodotti per la cura personale e pesticidi.
Non sono ancora oggetto di monitoraggio o regolamentazione, ma sono diffusi negli ecosistemi acquatici e sollevano crescenti preoccupazioni per la loro potenziale minaccia alla salute umana e agli ecosistemi.
Questa problematica è riconosciuta e affrontata attraverso la ricerca e le normative europee, che mettono in evidenza la pericolosità di queste sostanze e l’importanza della protezione delle risorse idriche, dell’ambiente e della salute pubblica.
La principale normativa europea in vigore, la Direttiva 2013/39/UE, stabilisce i limiti massimi di concentrazione per alcune sostanze inquinanti nelle acque libere, al fine di garantire la sicurezza dell’acqua potabile e delle zone di balneazione.
Il trattamento delle acque reflue è un ambito di intervento prioritario per PROAMBIENTE, laboratorio del Tecnopolo Bologna CNR. Grazie alla collaborazione con altri prestigiosi istituzioni di ricerca – CNR, ENEA e UNIBO – è stato condotto uno studio scientifico sulla depurazione delle acque da inquinanti emergenti utilizzando il dispositivo innovativo Poolsan, sviluppato da MET, un’azienda bolognese con una lunga storia di specializzazione nelle tecnologie basate sull’ozono.
Lo studio ha esaminato l’efficacia dell’ozono nella depurazione delle acque, utilizzando il sistema Poolsan, un dispositivo auto-assemblato impiegato nel trattamento delle acque reflue, che introduce il gas nell’acqua in flusso. L’ozono disciolto nell’acqua induce la degradazione delle molecole organiche attraverso la produzione di composti particolarmente reattivi: i radicali OH..
Questo processo è spesso utilizzato in combinazione con altri trattamenti, come i raggi ultravioletti e gli ultrasuoni, in base al contenuto organico e all’uso previsto dell’acqua trattata.
Lo studio ha testato l’efficacia di questa metodica trattando campioni di acque reflue generati localmente durante attività agricole, industriali o civili, dimostrando la capacità del trattamento di essere impiegato anche in situazioni di emergenza, come nell’assenza di fonti di acqua potabile a causa dell’inquinamento delle falde o per le interruzioni delle linee di approvvigionamento.
In conclusione, questo studio ha esplorato il potenziale della metodologia e del dispositivo Poolsan nel migliorare la qualità dell’acque. Ha inoltre anticipato ulteriori indagini sull’inattivazione batterica e sull’abbattimento dei contaminanti organici.
L’adattabilità e l’efficacia della metodologia la rendono utile per applicazioni più ampie, dalle piccole comunità isolate alle situazioni di emergenza. Il trattamento delle acque reflue su piccola scala insieme ai grandi impianti di trattamento possono mitigare in modo rilevante la contaminazione ambientale da inquinanti emergenti e i rischi per la salute pubblica ad essi associati.